Come risulterà chiaro studiandone la tecnica, non è altro che un modo per captare l’energia cosmica, farla circolare nel corpo e condensarla nel ventre dell’uomo. Più esattamente, il fine ultimo del Do-In è quello di concentrare l’energia nella zona che sta immediatamente sotto l’ombelico e che i giapponesi chiamano Hara.
Qui si trova il centro Vitale dell’uomo. Ogni individuo, quando è ancora allo stato embrionale, si sviluppa a partire da questo punto, che per tutta la vita rappresenterà la radice del suo essere.
Dall’Hara egli attinge forza e sicurezza, come se fosse un pozzo inesorabilmente ricco. L’Hara è il baricentro dell’uomo.
Quando una persona sente con chiarezza e con forza il proprio ventre, essa è contemporaneamente certa di essere stabile, compatta e sicura di sé. Se dovessimo ricorrere ad un’immagine, potremmo paragonare l’uomo ad una canna, quando la tempesta infuria, la canna ondeggia al vento. Se essa è dei radicata nel suolo e sufficientemente flessibile, resisterà a tutti gli assalti che l’ambiente porta contro di essa.
Le radici della canna simboleggiano invece l’Hara. Se sono salde, la bufera delle difficoltà passa senza provocare rotture irreparabili.
Il Do-In Hara, tratta di automassaggio, un’antichissima pratica corporea orientale che aiuta l’individuo a considerarsi con occhio positivo: anziché mortificarsi, si promuove, cerca il benessere per sé e lo trova sotto forma di salute, di energia e di serenità. Con il Do-In l’umore migliora, il corpo ritrova tonalità giovanile dimenticate e nuovi entusiasmi, davanti alla psiche si aprono orizzonti più larghi.
Nel Do-In, la persona entra in un contatto più profondo con sé stessa. Può conoscersi meglio e amarsi di un sentimento non egoista, dettato dalle leggi della natura e non da quelle dell’io.
A poco a poco si impara a conoscere le proprie tendenze, gli aspetti più riposti della propria personalità: la circolazione dell’energia, lo stato dei meridiani e degli organi, tutto quel substrato fisico che precede, fonda e accompagna la vita emozionale psicologica.
Nel Do-In, l’uomo e la donna si pongono di fronte al mondo come un valore e come un’entità che merita attenzione. L’individuo finisce per trovare una nuova posizione all’interno del Cosmo: non più separato né assurdamente dipendente bensì parte unita al tutto da mille fili e in cerca della propria giusta collocazione.
E’ una cosa molto dolce, praticare il Do-In con le persone che si amano, perché si forma con esse un nuovo legame fatto di quel rispetto, quell’attenzione che vengono solo dal silenzio e da una piacevole attività in comune.
Ma è bello anche praticarlo da soli. Allora ci si mette in un rapporto più vero con se stessi e si va più a fondo nella conoscenza del proprio essere e il termine solitudine acquista una valenza nuova e del tutto positiva.
La tecnica viene insegnata in gruppo o singolarmente, è semplice, è un auto-trattamento e si tratta di seguire tutti i movimenti che l’Insegnante farà insieme.

